Il 27 ottobre i soci Bruno Cirillo, Gianni Mantini e Paolo Vigilante si sono recati in località Fonte Vetica per dar luogo a quello che all’interno dell’associazione abbiamo ribattezzato "week end astronomico".
Venerdì pomeriggio il cielo non prometteva nulla di buono, una volta giunti sulla Piana di Campo Imperatore persisteva una nebbia fittissima che ci aveva fatto perdere ogni speranza per la notte. Nonostante ciò col sopraggiungere della notte la situazione era già migliorata e, montati gli strumenti, abbiamo osservato per tutta la notte. Alla prima serata hanno partecipato anche l’astrofilo Edoardo Perenich (Gruppo Astrofili Teatini) e i responsabili del punto vendita "Stilottica" di Pescara, che hanno gentilmente messo a nostra disposizione due telescopi testati la notte di sabato.
Il secondo ed ultimo giorno hanno raggiunto il rifugio i soci Marco Di Biase, Francesco Carlucci e Piero D’Incecco; le condizioni meteo nella seconda serata sono state ideali, l’unico inconveniente è risultato essere l’alto tasso di umidità unita a temperature prossime allo zero.
Il cielo si è presentato superbo in entrambe le serate; ad occhio nudo si riusciva distintamente a percepire il ramo di Via Lattea prossimo alla costellazione di Orione; in prossimità del crepuscolo era anche visibile con non molta difficoltà la luce zodiacale.
Durante la seconda nottata osservativa, i soci del Gaspra che vi hanno preso parte hanno potuto usufruire di due telescopi di recente produzione e dalle caratteristiche piuttosto allettanti messe a disposizione del punto vendita "Stilottica" di Pescara; l’Antares IO, il noto rifrattore di fabbricazione cinese da 15 cm f/8 e il Celestron C 9 e 1/4 S.C. da 23,5 cm f/10 entrambi montati su montatura alla tedesca imitazione Vixen GP sempre di fabbricazione orientale. Quest’ultima ha subito manifestato i suoi limiti rivelandosi non sufficientemente robusta, soprattutto per l’IO, tanto da dare seri problemi per la messa a fuoco ad alto ingrandimento. Inoltre anche la precisione dell’inseguimento siderale non è risultata molto buona, non perché non inseguisse perfettamente gli oggetti, ma per il fatto di manifestare una fastidiosa piccola oscillazione dovuta molto probabilmente alla bassa qualità degli ingranaggi di riduzione dei giri del motorino di AR. D’altra parte, visto il prezzo di tale montatura, non potevamo certo aspettarci di meglio.
Una nota positiva va invece all’ottica del rifrattore che nonostante il basso rapporto focale diametro ci ha regalato buone visioni dei due pianeti giganti prossimi all’opposizione anche ad elevato ingrandimento.
Con un oculare Meade UWA da 4,8 mm (250 x) si aveva una gradevole visione con i bordi dei pianeti ben marcati e diversi particolari discernibili nonostante il seeing non fosse molto buono (tra 2 e 2,5 nella scala di Antoniadi). Saturno è risultato il più bello da vedere; a differenza di Giove non mostrava il vistoso bordo di colore blu/violetto dovuto all’aberrazione cromatica. La divisione di Cassini era netta e la banda equatoriale ben visibile. Uno strumento che sicuramente vale quello che costa anche se una prova più approfondita per l’ispezione degli anelli di diffrazione avrebbe rilevato il grado di allineamento dell’obiettivo il quale, in questa classe di strumenti, non è registrabile per la mancanza delle tre coppie di viti di regolazione. Il seeing non ottimale e la mancanza di moto orario non ha favorito tale prova. Si è solo osservata la doppia Beta Geminorum, ben separata, e Sirio che è stato definito a 250x un fuoco d’artificio vista la policromia sfolgorante che manifestava.
È importante riferire che l’osservazione di Saturno a tutta apertura mostrava meglio percettibili i particolari di quanto non si vedesse diaframmando a 11 cm. L’osservazione a basso ingrandimento degli oggetti nebulari con un Pentax da 14 mm e un Vixen lantanio da 25 mm è stata, come prevedibile, molto soddisfacente.
Le osservazioni più gratificanti le ha offerte il Celestron 9 1/4, dopo una meticolosa messa a punto della collimazione con l’amico Paolo sulle tre viti di regolazione del secondario. A riguardo si denota come la scelta costruttiva del fabbricante di sostituire le viti a brugola con quelle a croce non è giudicabile una soluzione felice e vantaggiosa in quanto a comodità e praticità operative.
L’osservazione di Saturno a ben 489 x è stata da brivido; pareva a tratti di scorgere addirittura la divisione di Enke che una tranquillità atmosferica migliore avrebbe sicuramente favorito. Giove mostrava diversi particolari sulla banda Nord chiaramente meglio percettibili che attraverso il C 8; su tale pianeta tuttavia, come noto, gli ingrandimenti massimi sfruttabili sono stati 250 x e il Meade UWA da 4,8 non incrementava il numero di particolari ma solo la turbolenza visibile sul disco.
Sicuramente il maggior potere separatore dato dal discreto diametro del C 9 e 1/4 ha il suo peso nell’osservazione ad alta risoluzione e in definitiva un giudizio su quest’ottica della Celestron non può che essere positivo; il grado di lavorazione delle ottiche è buono, sicuramente vicino ad 1/4 di lambda (riga gialla dello spettro). La configurazione ottica che prevede lo specchio primario lavorato con focale a f/2.5 invece che a f/1.95 come nei C 8 ha sicuramente favorito il buon grado di correzione di questo strumento.